Questo articolo fa parte di una serie di mie riflessioni sull’innovazione technology-driven, cominciata qui. L’IT governance, in pratica, è uno schema che definisce diritti decisionali e responsabilità su alcune variabili chiave dell’Information Technology, per incoraggiare un utilizzo proficuo dell’IT stesso. In particolare l’IT Governance definisce il bilanciamento di questi diritti e responsabilità fra diversi attori, individui o comitati. Questa definizione deriva da uno studio del CISR, Centro di Ricerche sui Sistemi Informativi della MIT Sloan School of Management, condotto da Weill e Woodman, che hanno identificato alcune pratiche di IT Governance comuni ad una serie di aziende che dimostravano risultati di business sistematicamente migliori della concorrenza (margini fino al 20% più alti in aziende con il medesimo approccio strategico al mercato). Le variabili chiave identificate da Weill & Woodman, su cui definire diritti decisionali e responsabilità sui risultati sono:
- IT Principles: qual è il ruolo dell’IT, se leva strategica od operativa, e le linee guida generali in merito al contributo che l’IT da al business. Un esempio di linea guida può essere: tutti i dati del cliente e delle sue transazioni devono essere immediatamente disponibili all’operatore di call center su una chiamata.
- IT Architecture: Quali sono i livelli di integrazione e compatibilità dei sistemi applicativi, quindi chi decide su un insieme integrato di scelte tecnologiche per guidare l’organizzazione nel soddisfacimento delle necessità operative. L’architettura rappresenta l’insieme di regole e linee guida relative all’uso delle tecnologie in azienda.
- IT Infrastructure Strategy: cosa viene condiviso, quindi qual è l’infrastruttura comune a tutte le unità di business e cosa viene dedicato ad ognuna.
- Business Application Needs: cosa serve innovare, quali requisiti di innovazione ci sono su quali sistemi applicativi e processi.
- IT Investments & Prioritization: quanto investire per l’innovazione tecnologica, dove e quando.
La IT Governance deve anche definire quali sono i comportamenti considerati corretti nell’IT Management (ad esempio: condivisione, riuso, efficienza di costo, innovazione, crescita, …) e quali meccanismi metto in campo per implementare la governance (comitati, strutture dedicate, processi). Sempre analizzando i modelli di IT Governance delle aziende più performanti, ed in particolare chi decide, Weill e Woodman hanno definito diversi stili di leadership che si esprimono nell’IT Governance a seconda del soggetto (individuo o organo collegiale) che assume le decisioni. I nomi che hanno utilizzato sono molto suggestivi e danno un’idea molto chiara di come funzionano i diversi stili.
- Monarchia del Business: il top management sia a livello individuale che di comitati (che possono includere il Chief Information Officer). In questo stile di leadership gli IT executives non hanno autonomie decisionali.
- Monarchia dell’IT: decidono gli IT executives.
- Federalismo: C-level executives e almeno una Business Unit
- Duopolio: IT executives e almeno una Business Unit
- Feudalesimo: Responsabili delle Business Unit o loro delegati
- Anarchia: Responsabili di processo e/o utenti. Di fatto c’è mancanza totale di IT Governance.
Se guardate dal basso verso l’alto noterete che ad ogni livello aumenta il grado di centralizzazione delle decisioni. Come ha messo in evidenza a ricerca, stili diversi possono essere utilizzati sulle diverse decisioni chiave.