Di Innovazione Tecnologica si tratta ampiamente, da anni, sia sulla stampa specialistica che su quella più divulgativa, focalizzando l’attenzione, negli ultimi tempi, soprattutto sul tema della digitalizzazione di servizi e contenuti e su tutto l’ambito imprenditoriale legato alla nascita di nuove aziende digitali, le cosiddette start-up.
Tuttavia in pochi si soffermano sul significato profondo del termine «Innovazione Tecnologica», che in realtà è stato il cuore anche della prima rivoluzione industriale, quando il vapore ha sostituito la forza umana ed animale e della seconda, con l’arrivo dell’elettricità. Avete presente come funziona una macchina a vapore? Con una caldaia, che alimenta un blocco cilindro/pistone che, alzandosi e abbassandosi muove un ingranaggio. Distribuire il movimento a più ingranaggi, attraverso delle cinghie consente di sfruttare la potenza delle macchine per diversi meccanismi, tutti uguali e destinati al medesimo uso, consentendo un enorme incremento di produttività e contemporaneamente un abbattimento dei costi di produzione. Qui trovate una interessante sequenza di immagini che testimoniano cosa accadde, con disegni di grandi fabbriche in cui il vapore alimenta il movimento meccanico di interminabili file di telai. In questo caso la tecnologia non ha modificato in alcun modo la tecnica produttiva, che continua a prevedere un operaio su ogni telaio. Ha semplicemente aumentato la velocità di produzione della tela.
In altri termini, il vapore non consente di variare in modo flessibile l’assetto della produzione. L’introduzione successiva dell’elettricità porta 2 ulteriori vantaggi:
- migliora in maniera significativa l’ambiente di lavoro, migliorando anche il clima interno delle organizzazioni
- permette di dislocare il lavoro laddove è più funzionale alla produzione. Questo consente, tramite il concetto tayloristico della suddivisione del lavoro, di automatizzare le catene di montaggio, abilitando più operai di lavorare in sequenza a diverse operazioni sulla stessa produzione.
In questo caso la tecnologia ha aumentato la produttività intervenendo su un aspetto fondamentale del processo produttivo: l’organizzazione del lavoro. Ci sono voluti quasi 50 anni perché altre innovazioni tecnologiche (ed in particolare i robot) consentissero di spostare la produzione fra diverse isole, coniugando l’efficienza produttiva con la qualità necessaria ad una produzione specialistica come quella dei dispositivi elettronici, in cui applicando le tecniche del Total Quality Management gli operai sono responsabilizzati sul risultato complessivo del proprio lavoro e possono contribuire a migliorarlo con suggerimenti derivanti dalla loro esperienza.
Nell’articolo “IT doesn’t matter” di Nicholas Carr, uscito su HBR nel 2006, trovate in premessa una disquisizione interessante (che all’epoca fece molto scalpore) su come la tecnologia digitale segua un percorso molto simile a quella di tecnologie che l’hanno preceduta (come il vapore e l’elettricità): per un breve periodo una scoperta in campo tecnologico crea un’opportunità per le aziende più lungimiranti di creare vantaggio competitivo. A mano a mano che i suoi prezzi diminuiscono e la tecnologia diventa ubiqua, il vantaggio competitivo che ne deriva diminuisce, fino a scomparire del tutto quando la tecnologia diventa una commodity e la differenziazione si sposta su come quella tecnologia può essere utilizzata: mi piace affermare (usando le parole di treccani.it) che
innovazióne tecnològica è l’attività deliberata delle imprese e delle istituzioni tesa a introdurre nuovi prodotti e servizi, nonché nuovi metodi per produrli, distribuirli e usarli
Soffermatevi sul termine DELIBERATA. Esso indica che l’innovazione non nasce spontaneamente, come vedremo è il frutto di precisa volontà di innovare e di processi di innovazione strutturati. Inoltre, elemento fondamentale dell’innovazione è
una visione sistemica di tutti i fattori che, assieme e non disgiunti, possono contribuire a fare innovazione d’impresa
Ecco le due dimensioni chiave su cui l’impresa che voglia innovare si deve confrontare:

- la routine organizzativa, che si può rappresentare con la metafora di un flusso. E’ come un fiume che scorre nel suo alveo, sia che si tratti di attività interne di produzione, gestione o amministrazione, sia che si tratti di attività di relazione con clienti e fornitori.
- le attività di natura progettuale, cioè sforzi limitati nel tempo mirati a produrre un cambiamento. Un progetto è come un’eruzione vulcanica, che può anche essere distruttiva, tuttavia quando completa il suo ciclo lascia in eredità un nuovo paesaggio ed un terreno fertile per la ricrescita.