L’emergenza sociale del cancro

Lo scorso 16 maggio è stata la Giornata nazionale del malato oncologico e l’occasione ha permesso di presentare gli studi e i dati inseriti nell’undicesimo Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici. Pubblicato da FAVO[1], il Rapporto è un documento che permette di comprendere meglio e in modo più approfondito tematiche di interesse rilevante in ambito oncologico, analizzando lo stato di avanzamento e il tracciamento delle iniziative intraprese negli scorsi anni e stimolando un confronto, sempre aperto e in divenire, fra tutte le istituzioni coinvolte.

L’importanza di questo appuntamento è data dal fatto che parlare di cancro significa, oggi in modo particolare, cercare di andare oltre l’esperienza della singola persona arrivando a considerare questo come un tema dal forte impatto sociale.

Assistenza e previdenza, costi e sostenibilità delle cure, analisi dei bisogni, impatto epidemiologico ed esperienze territoriali sono solo alcuni degli aspetti trattati che riportano l’attenzione alla complessità dell’argomento.

Soffermo la mia attenzione sui costi sociali ed economici, leggendo i quali è evidente quanto ancora si debba fare per cercare di dare supporto a chi, a causa di un tumore, si trova a dover affrontare non solo la malattia ma anche le implicazioni psicologiche che ricadono sulla vita quotidiana con un disagio che ha come prima conseguenza il lavoro e il reddito.

La malattia, intesa come fattore di debolezza, danneggia la persona e in modo particolare le categorie fragili, tra le quali certamente troviamo le donne.

E se l’aspetto economico non vuole essere considerato nel suo aspetto più pratico è giusto ricordare che la scoperta di un tumore ha ripercussioni forti anche sulle abitudini personali riducendo, o quanto meno compromettendo, la vita sociale e relazionale che sappiamo  essere importante per tutti noi ma di cui, se pensiamo al malato, non si parla perché non percepito o forse solo perché non vissuto in modo diretto o indiretto che sia.

Volendo dare qualche dato indico che il 57% delle persone coinvolte nelle indagini presentate dal Rapporto segnala implicazioni psicologiche dovute alla malattia, il 49,8% ha vissuto l’insorgere di problemi legati alla vita quotidiana, il 36% ammette un calo del proprio rendimento lavorativo e il 64,3% dei malati afferma che le spese sostenute per affrontare cure e terapie hanno inciso in modo notevole sul bilancio economico.

Ricordo poi quello che rende tutto più faticoso e complicato, come prendersi un giorno di assenza o sospensione dal lavoro per fare visite e incontri di controllo, oppure la difficoltà di chi lavora in proprio e gode di minori tutele oltre al fatto che la sussistenza economica non è garantita da uno stipendio ma dalla personale attività.

L’insieme di tutti questi fattori non può non essere considerato di rilevanza sociale.

“Riguardo ai lavoratori malati e ai lavoratori caregiver di pazienti oncologici, è necessario un intervento legislativo che garantisca una tutela omogenea per tutti lavoratori, senza distinzione tra dipendenti, autonomi e liberi professionisti al fine di superare la eterogenea varietà di prestazioni previdenziali, assistenziali e di sostegno dell’attività lavorativa troppo spesso inadeguate a tutelare i casi di inabilità temporanea o permanente derivante dalla malattia e dalle terapie antitumorali.” Questo è quanto riportato nel rapporto a voler evidenziare quanto sia necessario ridiscutere i parametri e le regole della detraibilità dei costi associati alla malattia in sede di regime fiscale.

E da qui poi si può riflettere insieme anche su quelli che sono i bisogni del paziente che si trova a vivere, tra le tante cose, anche la quotidianità di un sistema sanitario in crisi caratterizzato dalla diminuzione e carenza di personale sanitario e liste d’attesa che, soprattutto nelle aree della diagnostica e della medicina d’emergenza, non aiutano il miglioramento della situazione generale.

Nuovi bisogni che hanno a che vedere con un approccio alla cura e alla terapia che pur tenendo in considerazione l’aspetto medico non dimentichino la persona in quanto tale.

Bisogni che valutino la necessità di comprendere cosa sia necessario e con quali conseguenze per poter trovare la strada migliore che possa essere di aiuto nell’affrontare un percorso già complesso e difficile per noi stessi e chi ci sta accanto.

Il complesso percorso culturale che dobbiamo avviare e sostenere è il passaggio da una sanità basata sulle singole prestazioni, spesso frammentate a una “sanità basata sul valore”, conclude il Rapporto.

Se volete approfondire qui i link di riferimento:

https://favo.it/

https://favo.it/osservatorio/undicesimo-rapporto.html

[1] FAVO è la Federazione Italiana delle Associazioni di volontariato oncologico

2 commenti

  1. Silvia De Seta

    Forse ho sbagliato articolo, cmq ovvio che parlando di prevenzione come ho fatto io… Ho lanciato una “provocazione”, va benissimo la prevenzione….super bene… Ma mi chiedo ci sono tumori che nascono gia’metastatici?… Ci sono studi in merit? Infinite grazie

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