Ieri, parlando di prevenzione secondaria abbiamo visto che l’età è un fattore rilevante e che la prevenzione deve essere mirata anche in funzione di questo elemento. Infatti, se è vero che mediamente in Italia (e in Europa) 1 donna su 8 si ammala nell’arco della vita, l’incidenza della malattia è diversa per fasce di età ed aumenta in maniera significativa dopo i 45 anni. Questi due video, che ho preso dal Manuale della Prevenzione di Europa Donna Italia, vi danno un’idea delle diverse modalità di prevenzione da adottare:
In particolare, il nostro Ministero della Salute – nel Piano Nazionale di Prevenzione 2014-2018 – invita tutte le regioni ad attuare il cosiddetto screening mammografico*, invitando ogni due anni ogni donna residente in Italia, tra i 50 e i 69 anni di età (fra i 45-74 in alcune regioni italiane, fra cui Toscana ed Emilia Romagna), ad effettuare, gratuitamente, una mammografia presso un centro di screening della propria regione.
Qui potete approfondire le modalità dello screening ed i pro-contro di cui si dibatte spesso sui media e qui, gli ultimi dati sull’efficacia della mammografia come strumento di diagnosi precoce.
Qui, trovate una interessante intervista a Livia Giordano, all’epoca presidente del Gruppo Italiano Screening MAmmografico, sulla % di adesioni, che rimane comunque bassa, intorno al 51%, nelle regioni del sud Italia.
Ho provato a cercare le motivazioni per cui alcune donne non si sottopongono ad un esame che, personalmente, ritengo fondamentale ed ho trovato una interessante analisi effettuata dal PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), l’attività di sorveglianza avviata nel 2006 con l’obiettivo di effettuare un monitoraggio a 360 gradi sullo stato di salute della popolazione adulta italiana, di cui la figura seguente vi da una sintesi:
Bene, quello che vorrei dire a queste donne, se potessi incontrarle o raggiungerle in qualche modo è:
Se pensate di non aver bisogno della prevenzione, forse avete una falsa percezione sia del rischio di ammalarvi – che comunque esiste – sia delle opportunità di migliore cura che vi può dare una diagnosi precoce.
Non aspettate che qualcuno ve lo consigli, informatevi, parlate con il vostro medico di famiglia, e fatevi parte attiva di un percorso che può salvarvi la vita.
E se avete paura dei risultati, sappiate che la diagnosi precoce aumenta le possibilità di intervenire con cure meno invasive, rispetto alla diagnosi tardiva.
Vi lascio con un ultimo spunto, da un intervista realizzata da Tiziana Moriconi su SaluteSeno.it, sui falsi miti che ancora circondano il cancro al seno.