Una pubblicazione della Fondazione Farmafactoring dà un quadro interessante di quanto la prevenzione potrebbe fare per migliorare le condizioni sanitarie generali della popolazione, diminuendo la necessità di intervenire a posteriori. Eccovi un estratto da: I Quaderni Fondazione Farmafactoring: La prevenzione come elemento per la sostenibilità del SSN:
«L’Organizzazione Mondiale della Sanità asserisce che circa l’80% delle patologie cardiovascolari e del diabete, e almeno il 40% dei tumori, possono essere prevenuti semplicemente cambiando gli attuali stili di vita*.
Esistono, inoltre, sufficienti evidenze scientifiche che mostrano come la quasi totalità delle insorgenze del diabete mellito di tipo 2 e delle patologie cardiovascolari, ed una buona parte dei tumori, possono essere prevenuti con interventi preventivi mirati e personalizzati.
Infine, molti studi hanno dimostrato che piccoli cambiamenti dei fattori di rischio metabolici nei pazienti a moderato rischio cardiovascolare e tumorale possono avere enormi e rapidi impatti in termini di riduzione della morbidità, della disabilità e della mortalità, oltre che a contenere significativamente la crescita della spesa sanitaria e aumentare la produttività economica. …
L’adozione (oggi) di misure atte a incrementare gli investimenti in prevenzione dovrebbe portare (domani) a una riduzione del numero di persone da curare.»
Tuttavia …
… sulle due maggiori patologie oncologiche si registrano ritardi nella prevenzione secondaria, localizzati prevalentemente al centro/sud
Screening X area geografica – Fonte: Osservatorio Nazionale Screening 2014
Esistono inoltre ambiti di prevenzione primaria (stili di vita) e terziaria (gestione della malattia e delle sue complicanze) per la cui efficacia il piano nazionale della prevenzione auspica l’intervento congiunto di diversi attori:
- Lo Stato è chiaramente l’attore più frequentemente responsabile dell’introduzione di interventi di regolamentazione e indirizzo, ma la prevenzione può essere attuata anche da attori non-governativi
- Tra questi, la società civile, centri studi, comunità, sindacati, varie associazioni o settori imprenditoriali possono condurre campagne che promuovono determinati stili di vita, forniscono consulenza o diffondono informazioni riguardanti la salute
Secondo voi, quali azioni potrebbero, concretamente, migliorare le percentuali di adesione ai programmi di prevenzione?
d’accordo con tutto il contenuto di questo ottimo post. Vorrei aggiungere, da senologa, che vedo sempre più donne giovani e giovanissime, anche senza rischio familiare. Per questo fenomeno (già confermato dagli epidemiologi) si ipotizza sia importante il fattore ambientale più che gli stili di vita, qualcosa che probabilmente agisce sullo sviluppo delle bambine a partire dalla vita intrauterina. Credo che anche questo settore vada approfondito perché potrebbe avere un effetto esplosivo sulle generazioni future.
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Grazie Alberta, mi interesserebbero i dettagli epidemiologici e poi quando arriverò a scrivere di prevenzione primaria (ma in realtà anche prima) ti chiederò qualche contributo
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