Anna, o la leggerezza

La piazza all’alba è esaltante, con le rondini che ruotano impazzite sul catino vuoto. Come al solito a quest’ora mi assegnano ai servizi scolastici, con noi sale una tirocinante, bella ragazza che ci saluta con un melodioso accento spagnolo, e ci dirigiamo a casa di Anna.

Suono al campanello e, quando mi aprono il portone, mi avvio su per le scale per capire come rendermi utile. Mi viene incontro una giovane donna bruna, sottile, avrà 15 anni, scende le scale aiutandosi con la balaustra – saprò più tardi che ha cominciato a camminare da poco – e mi porge il suo zaino, ingombrante come quello di tutti i liceali.

Le do il braccio e lei mi sorride, molto socievole. Scopro subito che è brava a scuola, come dubitarne, e per incredibile coincidenza studia anche spagnolo, e non si sottrae alla conversazione con la nostra volontaria.

La sorpresa più grande arriva a casa di Giulio, lui va ad un’altra scuola e vive in un suo mondo, tuttavia ci saluta con affetto quando lo facciamo salire sul pulmino. Anna lo conosce bene, fanno il percorso insieme ogni mattina, subito ci parla della sua mamma, gli dà corda quando parla di una festa a cui vorrebbe andare e lo guarda protettiva come una sorella maggiore.

E’ qualcosa che ho già visto, con altre due ragazze che mi è capitato di accompagnare ripetutamente. E’ complesso il loro rapporto, a volte si ignorano, a volte si accapigliano, ma basta che uno di noi faccia una battuta bonaria su una delle due, che subito l’altra la difende.

Intanto siamo arrivati a scuola di Anna, la faccio scendere, la prendo sottobraccio e la accompagno dentro, e la mia giornata si illumina di leggerezza …

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