Come ci fanno la festa di Valentina Ricci – 8.3.2011

“Per l’8 marzo vi racconto un colloquio di lavoro avuto di recente. Anzi, ve ne racconto un solo dettaglio, che permette di affrontare diversi problemi tutti insieme. Qualche settimana fa, dopo un colloquio telefonico e un colloquio personale con una persona della società alla quale mi ero proposta, vengo ammessa al terzo e ultimo step, ossia il colloquio con il titolare della società. Parliamo del mio curriculum, del fatto che ho un dottorato (“be’, esperienza professionale… ma è nel pubblico!”) e delle mansioni che dovrei svolgere.

Si passa poi a parlare del contratto e di vile denaro (che diventa un po’ meno vile se ci devi pagare l’affitto). Mi offre un periodo di prova e poi un contratto a progetto….. Quello che mi fa infuriare davvero, però, è il modo con cui la persona che ho davanti introduce il discorso: “Voi donne volete sempre garanzie e sicurezze, ma questa è la prima cosa che tolgo a chi entra qui”. …..

Sì, noi donne vogliamo garanzie. Per la precisione, vogliamo le seguenti garanzie  …… 2) vogliamo poter lavorare “anche se” siamo donne; questo significa che la maternità deve essere tutelata e garantita, che non devono esistere le dimissioni in bianco, che devono esserci accesso al part-time e servizi di sostegno alla famiglia come gli asili nido; ….. 4) vogliamo che si smetta di considerarci in modo diverso da quello che siamo, ossia una risorsa preziosa per la società e il mondo del lavoro, di cui né la società né il mondo del lavoro si possono permettere di fare a meno.”

Potete leggere l’articolo originale sul sito di femminileplurale. Vediamo, a due anni di distanza, di cosa si dibatte ancora in Italia in tema di lavoro femminile:

11 febbraio 2014, approvata in Commissione Lavoro il testo di legge unificato per contrastare la pratica delle dimissioni in bianco. E’ il terzo passaggio legislativo, dopo che la legge n.188 approvata dal governo Prodi era stata abolita nel 2008 e sostituita solo nel 2012 da alcune misure nella legge Fornero, ritenute insufficienti. Senza parole ….

Equal Pay Day 2014 è il 28 febbraio, che significa che mediamente in Europa una donna ha dovuto lavorare fino al 28 febbraio 2014 per avere lo stesso salario per cui ad un uomo è bastato il 2013. In altri termini: in Europa per avere quello che un uomo ha guadagnato dal primo gennaio al trentuno dicembre 2013 a una donna sono serviti 59 giorni di lavoro in più. Nell’articolo che vi propongo trovate ampie informazioni sul #enderpaygap.

Sembra che la musica non sia cambiata e poi, il 3 marzo 2014 mi imbatto in un articolo che apparentemente offre uno spaccato diverso sul mondo del lavoro femminile:

almeno l’8,4% delle nostre connazionali è diventata la prima fonte di reddito per la sua famiglia, più del 63% delle nuove imprese nate da noi sono tinte di rosa, tra 2007 e 2012 le manager sono cresciute del 24,5%. Le lavoratrici autonome italiane sono oggi il doppio delle tedesche,

…. però …. non male! dico fra me, e invece ….

spesso qualificate, poco o nulla tutelate, in gamba, terrorizzate dai guadagni ballerini e dal fatto che gravidanze e famiglie sul groppone rosicchino guadagni, network professionali, sogni. …. E con sempre meno voglia di sposarsi. Hanno sotto gli occhi il panorama nazionale, la vita grama delle sorelle maggiori che, in piena crisi globale, si arrabattano per conciliare ufficio e 36 ore settimanali “non retribuite” passate freneticamente tra bebè, organizzazione domestica e burocrazia quotidiana (contro le 14 ore dei coniugi).

E per queste donne, che stanno lottando strenuamente per quello che è un loro diritto, la giornalista conia due epiteti che, a mio avviso, la dicono lunga sulla strada che ancora dobbiamo percorrere: neo-zitelle e suore laiche del management!

Quando succederà? – in Italia – di sentire un discorso alla nazione che dica:

You know, today, women make up about half our workforce, but they still make 77 cents for every dollar a man earns. That is wrong, and in 2014, it’s an embarrassment. Women deserve equal pay for equal work. You know, she deserves to have a baby without sacrificing her job. A mother deserves a day off to care for a sick child or sick parent without running into hardship. And you know what, a father does too. It is time to do away with workplace policies that belong in a “Mad Men” episode. This year let’s all come together, Congress, the White House, businesses from Wall Street to Main Street, to give every woman the opportunity she deserves, because I believe when women succeed, America succeeds.

Buon 8 marzo

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